martedì 15 luglio 2014

LA DIVINITÀ DEL SIGNORE CREA IL CIELO

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Gli angeli nella loro globalità sono il Cielo, perché lo formano. In realtà però è il divino che emana dal Signore che fluisce negli angeli e viene da loro accolto. Il divino che emana dal Signore è il bene dell’amore e la verità della fede. Quindi nella misura in cui gli angeli traggono dal Signore il bene e la verità, costituiscono il Cielo. (8) Nei Cieli ognuno sa, crede e percepisce che quanto di buono e vero fa e pensa e crede non proviene da lui stesso, ma dal divino, cioè dal Signore. Gli angeli del Cielo percepiscono chiaramente questo influsso e nella misura in cui lo fanno proprio hanno anche la piena consapevolezza di essere in Cielo, di partecipare della sua luce, della sua saggezza e del suo amore. Dato che tutto questo proviene dal divino, è evidente che è il divino stesso a formare il Cielo, e non gli angeli per virtù propria. Per questo il Cielo è detto «dimora del Signore» e «trono del Signore». Vedremo ora come il divino fluisce dal Signore e riempie il cielo. (9) Sulla base della loro sapienza, gli angeli vanno ancora più oltre: non soltanto dicono che tutto ciò che è buono e vero proviene dal Signore, ma anche tutto ciò che fa parte della vita. Essi affermano infatti che nulla può sorgere da solo, ma deve avere un’origine, e quindi tutto deriva da un Principio Primo che essi definiscono la vera essenza di tutto ciò che vive. Gli angeli dicono anche che esiste un’unica fonte di vita e che la vita degli uomini è soltanto un ruscelletto che scaturisce da questa fonte e che si estinguerebbe se non fosse continuamente alimentato da questa fonte stessa. Essi dicono inoltre che da quest’unica fonte di vita non proviene altro che verità e bene divino, di cui ognuno partecipa a seconda della propria capacità ricettiva. Coloro che l’accolgono con fede, vivono in un vero Cielo; coloro invece che non l’accolgono, trasformano la loro vita in un inferno. Infatti essi trasformano il bene in male e il vero in falso, e quindi per loro la vita diviene morte. Il fatto che tutto ciò che vive proviene dal Signore, viene spiegato dagli angeli anche considerando che nell’universo tutto è diretto al bene e al vero. La volontà di vita dell’uomo, il suo amore si riferiscono al bene, la sua vita intellettiva, la sua fede si riferiscono al vero. Dato dunque che tutto ciò che è buono e vero proviene dall’alto, ne deriva che anche tutto ciò che fa parte della vita deriva dalla stessa fonte. Per questo motivo gli angeli rifiutano di accettare qualunque ringraziamento per il bene che fanno, e non accettano neppure che a loro venga attribuito qualcosa di buono. Essi si meravigliano che qualcuno possa credere di essere saggio di per se stesso e faccia il bene di per se stesso. Essi non considerano che sia un bene quello che si compie per se stessi, ma solo quello che si compie per amore del bene in sé. Questo è il bene che deriva dal divino, e soltanto questo bene costituisce il Cielo, perché è il Signore stesso. angelo-luce.it (10) Gli spiriti che durante la loro vita terrena si sono convinti che il bene delle loro azioni e la verità della loro fede deriva da loro stessi oppure è stato loro attribuito come qualcosa di personale, non vengono accolti in Cielo. Gli angeli li evitano, li considerano ottusi e ladri: ottusi in quanto guardano a se stessi e non al divino, ladri in quanto sottraggono al Signore ciò che gli appartiene. (11) Anche il Signore insegna che coloro che sono nel Cielo e nella Chiesa sono in lui e lui in loro quando dice: «Dimorate in me e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi se non dimorate in me. Io sono la vite, e voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla» (Giovanni 15, 4-7). (12) Ne deriva che il Signore dimora ovunque ed è il Cielo stesso e gli angeli. Ciò che deriva da lui, è in realtà lui stesso. Il bene che deriva dal Signore è quindi per gli angeli il Cielo e non qualcosa che proviene da loro stessi.

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